lunedì 3 ottobre 2011

Resoconti internazionali - parte I

Ovviamente, dopo un fittissimo weekend in giro per la meravigliosa Ferrara alla ricerca della cosa più figa da ascoltare o da vedere, non poteva mancare un resoconto degli avvenimenti e, ahimè, dei mille stimoli che mi hanno investita in tale occasione.
Dato che l'operazione si preannuncia lunga e complessa, e non essendo amante dei "lenzuoli" di parole alla Sem Occhiocupo, schematizzerò, che è la cosa che mi riesce meglio e che più mi piace.
Partiamo allora dagli incontri del sabato 1 ottobre. Anzi, anzi... Partiamo da una breve premessa: le due settimane antecedenti ai fatti, la qui scrivente si è sparata circa 55-60 ore settimanali di lavoro non per abituarsi a ritmi cinesi che presto conquisteranno il bel paese, ma perchè presa da quella fase critica e delicata chiamata "progettazione-pochi-giorni-prima-della-scadenza-del-bando". Precisiamo: 3 bandi. 3 progetti. In due settimane. Per un totale di circa 130mila euro chiesti alla Provincia e 8mila a Fon.Coop. Ma sorvoliamo, va.....
Dunque, dicevo, dopo queste due allegre settimane di stress-ansia-stanchezza-occhiaie che quasi mi hanno avvicinato a quell'orrida bevanda chiamata caffè (tanto ero esaurita), giunge il weekendone che tutti gli anni aspettiamo ferventi e devoti: il FESTIVAL DI INTERNAZIONALE. Tutto ciò per dirvi che il primo giorno del festival, il venerdi 30, ero talmente stanca che non riuscivo neanche a dormire. Indipercui, siamo passati direttamente al 1 ottobre. NOOOO!!! stavo per dimenticare!!! Altro appunto da fare: il 30 settembre sera, dopo essermi un pò ripresa dallo shock tipico della progettazione (che tuttavia amo follemente), siamo stati a Bologna per l'incontro con GENUINO CLANDESTINO, un evento organizzato da Campi Aperti (cliccate e capirete). Molto molto interessante: le questioni legate alla terra sono decisamente l'ambito che più mi affascina e mi interessa. Non escludo assolutamente in un futuro l'idea di dedicarmi all'agricoltura. Genuina. Clandestina.
Detto ciò, torniamo al cuore della questione: international! Dunque... Il 1 ottobre:

1) "Questo è solo l'inizio. Le nuove voci della cultura africana". In questo primo incontro, 8 protagonisti della scena artistica africana (nello specifico, keniana, nigeriana e ivoriana), moderati da una scrittrice italosomala, Igiaba Scego, hanno raccontato in modo assolutamente affascinante (si, mi sembra l'aggettivo più adatto) cosa fanno, le loro opere, le loro idee. Dal mitico Binyavanga Wainaina, con una giacca di mille colori e una stazza enorme, ma un modo di parlare assolutamente coinvolgente, a Paul Sika, dalle foto più che sgargianti, con colori accecanti. Tutti con molte cose da raccontare, da dire. E, finalmente, nulla sui poveri bambini africani con le mosche in faccia o su questa povera Africa che ha assoluto bisogno dell'aiuto occidentale. Anzi, Wainaina ha esplicitamente gridato "no, vi prego non ci aiutate più! al massimo siamo noi che dobbiamo aiutare voi!!!". E' stato meraviglioso conoscere un panorama artistico e letterario denso di talenti eccezionali, con cose da dire non legate per forza ad una terra o ad un tempo o ad una cultura, ma proprie dei singoli artisti. Davvero bello e, appunto, affascinante.

2) "Un posto in prima fila. L'America Latina raccontata in punta di penna". Beh, a me basta sentire anche solo da lontano qualcuno che parla messicano e mi sciolgo. Figuriamoci se questo qualcuno è una giornalista eccezionale come Alma Guillermoprieto, accompagnata sul palco da altri due pezzi grossi del giornalismo (questa volta argentini), quali Leila Guerriero e il meraviglioso (lo dico da donna super affascinata) nonchè baffuto Martìn Caparròs. Come descrivere questi tre giornalisti? Stupendi. Il loro è un "giornalismo narrativo": per far capire cos'era, l'ottocentesco Caparros ha spiegato che, se un giornalista normale avesse dovuto descrivere quel momento, avrebbe raccontato di loro tre, delle cose che dicevano, e basta. Un giornalista narrativo, invece, avrebbe descritto i volti delle persone che erano li ad ascoltarli, avrebbe chiesto a quelli in prima fila a che ora fossero arrivati, avrebbe raccontato l'atmosfera di quella piazza e la storia di quei muri. E poi, come dice la Guillermoprieto, il giornalismo narrativo ti obbliga a farti delle domande. Meraviglia. E grande stupore quando, dopo aver osservato questa donna sulla cinquantina, molto dolce e di classe (ex ballerina classica), amorevole, con la sua camicietta a fiori, compro il suo libro, che raccoglie le sue più importanti cronicas, e leggo che i suoi occhi teneri hanno visto cadaveri mangiati da avvoltoi, neonati uccisi, e chi più ne ha più ne metta. Tutte queste cose tutte nella stessa persona. Quindi, una persona eccezionale. Con un modo di parlare lento, che pesa le parole, e quelle che dice, ti strappano il cuore. Wow.

Quindi, nello stesso giorno, artisti africani e giornalisti latinoamericani. Una bella scorta di cultura, coraggio e meraviglia da mettere nel mio bagaglietto.

I postumi della progettazione e le camminate ferraresi ci hanno impedito di assistere la sera al concertone di Amadou e Mariam, e al djset del mio amore Jova. Que lastima!!Ma eravamo davvero a pezzi. In ogni caso, davvero carichi e pieni di cose nuove da imparare (e di libri negli zaini... sigh sigh! Il festival ogni volta ci dimezza gli stipendi in libri!!!).

www.internazionale.it/festival

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